Fisioterapia per gli anziani

Muoversi fa bene, ma ad una certa età, o dopo lunghi periodi di allettamento per malattia, non basta camminare o eseguire esercizi improvvisati, serve un programma personalizzato e seguito da esperti.
Quando si parla di ginnastica over 65, sono tanti gli accorgimenti di cui bisogna tener conto per far sì che il movimento abbia effetti benefici.

L’obiettivo è ristabilire l’autonomia nelle attività di vita quotidiana - spiega Matteo Andreotti -, senza mai perdere di vista l’obiettivo e la performance. Le scale di valutazione ci aiutano a capire la direzione da prendere, caso per caso”.

Quali sono gli esercizi adatti agli anziani?

Si lavora sugli arti superiori, inferiori e sul tronco per irrobustirli.
È molto importante la ginnastica respiratoria, perché la riespansione della cassa toracica migliora anche la performance motoria.
In generale, la corretta respirazione aiuta sempre ad avere consapevolezza dell’esercizio, migliorando l’esecuzione degli esercizi e di conseguenza il recupero muscolare.

Qual è la frequenza consigliata?

Varia in base alle condizioni dell’anziano.
La durata non è sempre indice di qualità. La ginnastica va valutata in base alle potenzialità dell’anziano, è questa la base di una fisioterapia consapevole.
La qualità è nel risultato: 10 minuti fatti bene, ovvero con il coinvolgimento motivato del paziente, hanno un peso specifico sulla scala di valutazione della sua performance individuale; così come programmare anche una doppia seduta, mattina e pomeriggio, può migliorare la condizione di un ospite attivo e ben predisposto al movimento.

Gli anziani possono fare esercizi in autonomia a casa?

Il principio, dopo una certa età, è che non dobbiamo rischiare nulla, non possiamo permetterci di far fare ad un anziano un’attività al di sopra delle sue possibilità.
Esistono tutorial e guide per i caregiver, ma solo un esperto riconosce se in quel movimento c’è il rischio di un danno o di cadute.

Quanto la ginnastica aiuta l’anziano a livello psicologico?

Sentirsi attivi aiuta a migliorare l’umore.
L’appuntamento con il fisioterapista riempie la giornata con un’attività dinamica che fa sentire bene la persona.
È importante l’alleanza terapeutica con i famigliari, quando c’è il coinvolgimento del parente vediamo più risultati, il paziente si sente sostenuto e motivato.

Come deve essere una palestra over 65?

Non devono mancare:

  • il cicloergometro, aiuta l’articolarità delle ginocchia ed è un’attività accessibile a tutti
  • la spalliera, alla parete aiuta le verticalizzazioni e un retraining in un setting sicuro
  • le parallele, dove il paziente può deambulare per riacquisire una certa autonomia, con appoggio bilaterale o con l’aiuto di una sola mano
  • i bastoni per gli esercizi degli arti superiori
  • il deambulatore è un ausilio che in palestra serve per il ritorno alla deambulazione

Poi, per i più autonomi: tapis roulant e cyclette, molto utili per aumentare le prestazioni a scopo riabilitativo.

Aldilà degli strumenti, la palestra deve essere un setting piacevole. Deve rappresentare un momento unico per l’anziano: se gli piace la musica, usiamola per incoraggiarlo; se preferisce la luce, apriamo le tende.
La fisioterapia deve essere personalizzata, prestando attenzione ai gusti e attitudini dell’ospite.

Il paziente over 65, in realtà, ti permette tutto, ma va coinvolto il più possibile in quello che fa. Gli piace anche sperimentare, nella Residenza Anni Azzuri Parco di Veio sono state proposte mini sessioni di training autogeno, una sorta di mindfullness, di 25 minuti, che hanno avuto molto successo!
Questa attività in gruppo, che con il Covid è stata penalizzata, è nata per gioco ma si è dimostrata una modalità stimolante che ha aiutato la socializzazione. Speriamo di riprenderla presto.

Quando invece occorre optare per la ginnastica passiva?

La ginnastica passiva viene fatta a letto nella stanza di degenza.
Lo scopo è cercare di evitare gli atteggiamenti sbagliati e le retrazioni muscolo tendinee, che se si instaurano sono difficili da eliminare. Si lavora sulla mobilizzazione degli arti inferiori e degli arti superiori.
Un paziente che sta a letto da tempo con poche retrazioni è più facile da gestire anche per l’igiene.

Come si affronta la sindrome da immobilizzazione?

E’ un percorso individuale.
Il trattamento di mobilizzazione avviene in camera. Si tratta di persone che non riescono più a muovere le gambe, ipotrofia e ipostenia sono quadri comuni.
Occorre ricominciare piano piano, stimolare il paziente a seguire i movimenti ed evitare il più possibile le complicazioni dell’allettamento.
In questo contesto, viene ad esempio stabilito qual è il momento migliore per agire sulla mobilizzazione, ogni quante ore effettuare il cambio di postura per evitare le piaghe da decubito.
Deve funzionare il lavoro d’equipe: il fisioterapista entra, infatti, in una serie di attività che coinvolgono l’infermiere, il terapista occupazionale, l’oss, il medico, lo psicologo, in un programma riabilitativo e terapeutico multidisciplinare.

La sindrome è legata a periodi di lunga stasi dell’anziano in casa o post allettamento per malattia. Se non sussistono patologie che impediscono il recupero, la ripresa del cammino, con un piano terapeutico mirato, anche se lenta, è possibile.