Malattia di Alzheimer

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L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa altamente impattante sull'individuo e sulla sua famiglia. È stata definita l'epidemia silente del ventesimo secolo.

La perdita di sè è un evento sconvolgente che interrompe relazioni e sconvolge abitudini di vita: non riconoscere gli altri, non essere riconosciuti, ha conseguenze invalidanti nella vita quotidiana e ripercussioni assistenziali pesanti che gravano il più delle volte sui famigliari.
Il 21 settembre si celebra la Giornata mondiale dell’Alzheimer, istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Alzheimer Disease International (ADI) proprio per sensibilizzare le persone su questa malattia.

Cos’è l’Alzheimer?

Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza. Si manifesta con la perdita di memoria e di altre abilità che, in modo progressivo, vanno ad interferire con la vita quotidiana della persona. Non a caso l'Alzheimer è definita la "malattia delle quattro A":

  • perdita di memoria (amnesia)
  • incapacità di esprimersi e comprendere (afasia)
  • incapacità di identificare correttamente gli stimoli, riconoscere persone, cose e luoghi (agnosia)
  • incapacità di compiere correttamente alcuni movimenti volontari e azioni semplici quotidiane come vestirsi (aprassia)

Anche se è una malattia che aumenta il suo rischio di insorgenza con l'aumentare dell'età non va confusa con la demenza senile. La maggior parte dei casi vengono riscontrati intorno ai 65 anni, ma può esserci anche insorgenza anticipata tra i 40 e 50 anni.

Qual è allora la differenza tra demenza e Alzheimer? Il termine demenza indica una condizione clinica caratterizzata da deterioramento della cognitività in vari ambiti, tra i quali in particolare la memoria, in grado di interferire nello svolgimento delle normali attività della vita quotidiana. La malattia di Alzheimer è una forma di demenza, quella di più frequente riscontro nella pratica clinica. Oltre alla malattia di Alzheimer esistono altre forme di demenza quali ad esempio la demenza vascolare, la demenza frontotemporale, la demenza a corpi di Lewy. In termini generali quindi si può parlare di “Demenze” per indicare tutto il variegato gruppo di queste condizioni patologiche che, pur essendo simili e spesso non differenziabili almeno nelle prime fasi della malattia, presentano tra loro diversità di ordine eziologico, sintomatologico, anatomopatologico e terapeutico.

La malattia prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che la diagnosticò nel 1907 durante un'autopsia. Il medico notò segni particolari nel tessuto cerebrale di una donna che era morta in seguito a una insolita malattia mentale: la presenza placche amiloidi e di viluppi neuro-fibrillari. Erano gli effetti sui tessuti nervosi dell'Alzheimer, una malattia di cui ancora oggi non si conoscono le cause (fonte ISS).

Alzheimer, come affrontare al meglio la malattia

I malati di Alzheimer in cifre


icona mondo

40 milioni

Nel Mondo


icona Italia

6 milioni

In Italia


icona gruppo di persone

1 Anziano su 4

oltre gli 80 anni si ammala


icona istogramma

Da 52 a 82 milioni

malati previsti tra il 2030 e il 2050

I sintomi dell'Alzheimer

Quali sono i sintomi dell'Alzheimer e come possiamo riconoscerli? Ecco alcuni campanelli di allarme da non sottovalutare:

 

  • difficoltà nell'apprendere nuove informazioni o richiamare alla mente informazioni precedentemente apprese (ci si dimentica anniversari, appuntamenti, compleanni, i familiari si lamentano che si fanno sempre le stesse domande o si ripetono spesso le stesse cose, mettere gli oggetti i posti inconsueti, accusare gli altri di aver rubato gli oggetti che non si trovano);
  • perdita della capacità di riconoscere luoghi o percorsi familiari e sul piano temporale non saper indicare la data corrente, il mese e l'anno (il cosiddetto disorientamento spazio-temporale);
  • difficoltà ad esprimere un concetto o a comprenderlo (non riuscire a trovare la parola giusta, non riuscire a seguire una conversazione troppo lunga, iniziare un discorso ed interrompersi a metà perché non si ha idea di cosa si volesse dire o di come proseguire;
  • difficoltà crescente nello svolgere una determinata attività quotidiana ed usuale (qualsiasi attività appare più complessa con conseguente perdita graduale dell’autonomia, difficoltà ad organizzare e pianificare la giornata, seguire tutti i passaggi di una ricetta, non ricordare le regole di un gioco, perdita di concentrazione)
  • difficoltà di prendere decisioni, di esprimere un giudizio;
  • presenza di apatia, diminuzione della motivazione nel compiere azioni che prima venivano svolte con piacevolezza con conseguente ritiro sociale (si dorme più del solito, si passa la maggior parte del tempo a casa a fissare il vuoto o a guardare la tv, assente la motivazione a frequentare gente o ad iniziare delle conversazioni);
  • cambiamenti del tono dell'umore e della personalità: presenti stati d’animo quali tristezza, ansia, insicurezza, ci si sente sicuri solo nel proprio ambiente familiare;
  • difficoltà a capire le immagini visive e i rapporti spaziali, difficoltà a leggere, a definire un colore o un contrasto, anche la percezione del proprio corpo allo specchio è alterata, l’immagine riflessa potrebbe essere percepita come un’atra persona (allucinazione visiva).
foto operatrice RSA che passeggia con anziana ospite
foto operatrice RSA che scherza con ospite
foto momento di pet therapy in RSA

Esami per la diagnosi dell'Alzheimer

Esistono test per aiutare il medico (neurologo o geriatra) a diagnosticare la malattia di Alzheimer ed escludere altre possibili patologie che portano a sintomi analoghi.
A partire da esami clinici, come quello del sangue, delle urine o del liquido spinale, ai test neuropsicologici per misurare la memoria, la capacità di risolvere problemi, il grado di attenzione, la capacità di contare e di dialogare. E poi gli esami radiologici Tac e RMN encefalo così come tecniche di neuroimmagine più sofisticate. Si tratta di indagini utili a determinare con maggiore precisione la tipologia di demenza.

Le fasi della malattia di Alzheimer

Nelle sue fasi iniziali, la perdita di memoria è leggera, ma nella fase avanzata le persone perdono la capacità di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente che li circonda.

1

Nella fase lieve, solitamente amici, familiari o colleghi di lavoro iniziano a notare alcune stranezze e difficoltà. Occorre richiedere una visita accurata, i medici possono essere in grado di rilevare problemi di memoria o di concentrazione (ad es. evidenti difficoltà a trovare la parola; problemi a ricordare i nomi quando vengono presentate nuove persone; dimenticare cose appena lette...).

2

Nella fase moderata, le lacune nella memoria e nel pensare diventano evidenti, le persone cominciano ad avere bisogno di aiuto per svolgere le attività quotidiane. In questa fase, chi è affetto dal morbo di Alzheimer potrebbe: non essere in grado di ricordare il proprio indirizzo o numero di telefono; dimenticare la scuola superiore o l'università presso la quale si è laureato; confondersi sul luogo in cui si trova; avere difficoltà a ricordare il giorno o la data attuale; avere problemi con l’esecuzione di facili calcoli matematici; non riconoscere l’abbigliamento adeguato per la stagione.

3

Nella fase avanzata di declino cognitivo grave, possono aver luogo: cambiamenti di personalità; le persone hanno bisogno di notevole aiuto per svolgere le attività quotidiane, come mangiare o andare in bagno; si perde la consapevolezza delle esperienze più recenti e di ciò che li circonda; difficoltà a ricordare il proprio nome, a riconoscere le persone, a perdersi per strada.

foto ospite RSA

Come si cura l'Alzheimer

Anche se attualmente non esiste una cura, con una diagnosi precoce si può agire per rallentare temporaneamente il peggioramento dei sintomi della demenza e migliorare la qualità della vita delle persone colpite e di chi le assiste.

Accanto alla diagnosi precoce un ruolo fondamentale lo svolge la riabilitazione cognitiva per rallentare il deterioramento, riattivare le capacità residue e migliorare la qualità di vita.

Nelle terapie non farmacologiche rientra la terapia di orientamento alla realtà (ROT) finalizzata ad orientare il paziente rispetto alla propria vita personale, all'ambiente e allo spazio che lo circonda tramite stimoli continui di tipo verbale, visivo, scritto e musicale. Importante anche il counselling da fornire ai famigliari per facilitare la giornata del paziente.

Ci sono poi alcuni farmaci che possono alleviare i sintomi e in alcuni casi rallentare la progressione della patologia. La terapia della malattia di Alzheimer può comprendere anche farmaci antidepressivi, ansiolitici, ipnotici e antipsicotici.

La Pet Therapy aiuta?

 

Anche se attualmente non esiste una cura, con una diagnosi precoce si può agire per rallentare temporaneamente il peggioramento dei sintomi della demenza e migliorare la qualità della vita delle persone colpite e di chi le assiste.

Accanto alla diagnosi precoce un ruolo fondamentale lo svolge la riabilitazione cognitiva per rallentare il deterioramento, riattivare le capacità residue e migliorare la qualità di vita.
Nelle terapie non farmacologiche rientra la terapia di orientamento alla realtà (ROT) finalizzata ad orientare il paziente rispetto alla propria vita personale, all’ambiente e allo spazio che lo circonda tramite stimoli continui di tipo verbale, visivo, scritto e musicale. Importante anche il counselling da fornire ai famigliari per facilitare la giornata del paziente.
Ci sono poi alcuni farmaci che possono alleviare i sintomi e in alcuni casi rallentare la progressione della patologia. La terapia della malattia di Alzheimer può comprendere anche farmaci antidepressivi, ansiolitici, ipnotici e antipsicotici.

 

Prevenire l'Alzheimer

Prevenire la malattia di Alzheimer si può. Ecco alcuni preziosi consigli su come prendersi cura di sé e del proprio cervello per invecchiare bene:


Mantenersi sempre attivi. Non fermarsi. Per tenere viva la mente è fondamentale dedicarsi anche dopo la pensione a qualche hobby o partecipare ad attività ricreative o sociali come la pittura, il giardinaggio o, perché no, il volontariato.


Allenare la mente. Il cervello deve essere mantenuto acceso, perciò la comunità scientifica ritiene che la lettura, i cruciverba e il gioco con i nipotini facciano bene.


Evitare di fumare. Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), smettere di fumare riduce il rischio di demenza: l'incidenza della patologia è più alta tra i 65enni che fumano, mentre è più bassa tra gli ex-fumatori e chi non ha mai fumato.


Evitate lo stress il più possibile. La demenza spesso colpisce chi ha subito delle forti tensioni emotive causate da situazioni come il pensionamento, la perdita del coniuge, l'uscita dei figli da casa, per questo è importante cercare di mantenere vivi i propri interessi, distrarsi, socializzare e prendersi cura di sé.


Mangiare in modo sano. L'Oms consiglia di ridurre per esempio il consumo giornaliero di sale, passando dagli attuali 9-12 grammi a 5 grammi per adulto al giorno. Ciò facilita il mantenimento della pressione sanguigna a un livello non pericoloso per la salute. Ancora è importante bere pochi alcolici.


Occhio alla depressione e al diabete. Depressione e diabete sono fra le patologie che sembrerebbero aumentare il rischio di demenza. Vanno diagnosticate e curate.


Attenzione ai cedimenti di memoria. Una cosa è l'invecchiamento normale, un'altra quello patologico. Se notate che un vostro anziano inizia ad apparire disorientato, ad avere comportamenti bizzarri e inusuali, improvvisi sbalzi d'umore, o se capita a volte che non ricordi che giorno o che anno è, o non ritrovi la strada di casa, chiedete la consulenza del neuropsicologo.

 

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