La riabilitazione specializzata post ictus negli anziani e il ruolo della Residenza Sanitaria Assistenziale

L’ictus rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie ed è la prima causa assoluta di disabilità.

In Italia si registrano 200000 casi all’anno, prevalentemente anziani (circa 1000 invece i soggetti con età inferiore ai 54 anni).
Gli esiti di un ictus variano da soggetto a soggetto, in base all’intervento tempestivo dei soccorsi e alle condizioni cliniche personali di partenza del soggetto colpito. In generale, le conseguenze sono impattanti e richiedono sempre un intervento specializzato dal punto di vista assistenziale.
Anni Azzurri ha avviato percorsi riabilitativi per anziani post ictus - spiega il dottor Felice Lanzeni, Direttore Sanitario del Dipartimento di Riabilitazione del Polo Geriatrico di Cinisello e della Residenza Mirasole -.
Mirasole ha un’unità operativa di riabilitazione generale, mentre al Polo Geriatrico di Cinisello abbiamo anche un’unita operativa di riabilitazione specialistica per pazienti post ictus”.

Dottor Lanzeni, qual è il percorso assistenziale di un anziano post ictus?

“Dopo la fase acuta, il paziente che ha raggiunto una stabilizzazione clinica può iniziare un percorso riabilitativo per recuperare il più possibile i danni da ictus. Le nostre Unità Operative si occupano proprio di questo: accogliere l’anziano che ha subito un ictus, sia ischemico sia emorragico, con una presa in carico basata su una valutazione multidisciplinare per identificare i danni e valutare le migliori azioni di recupero.”

In cosa consistono i danni post ictus?

“Nella quasi totalità degli ictus è compromesso l’apparato musco scheletrico, in alcuni casi con paralisi, a volte monolaterale. Un intervento precoce punta a ristabilire una corretta postura, l’attivazione di movimenti deteriorati dall’ictus, la forza, il coordinamento degli arti e dell’equilibrio. Il danno può colpire anche la deglutizione, la parola e comportare stati depressivi importanti.”

Quanto dura un percorso di riabilitazione?

“Difficile dirlo, 60 giorni sono i tempi di copertura del Servizio Sanitario Nazionale, tempi che permettono di avviare attività riabilitative importanti per ridurre o eliminare il danno post ictus. Rimane però non sempre facile il rientro a domicilio del soggetto, per varie ragioni: condizioni di autonomia limitata, per perdita della performance cognitiva, o pregresse patologie, come diabete ed ipertensione che ne condizionavano lo stato di salute. Attivare un’assistenza domiciliare dopo una fase ospedaliera determina inoltre l’esigenza di apporti di tipo organizzativo, tecnico, assistenziale non sempre attivabili a casa. Pensiamo ad esempio alla necessità di un’assistenza medica, di interventi terapeutici o di supporti di mobilizzazione impegnativi. Poi c’è il cambiamento delle abitudini. Spesso il paziente che va incontro ad ictus si porta dietro uno stile di vita non ottimale: la sedentarietà, il consumo eccessivo di alcol, fumo di sigaretta. Anche questo è un aspetto riabilitativo non facilmente gestibile a domicilio.”

Qual è il ruolo delle RSA?

“Le RSA oggi sono in grado di coniugare l’accoglienza famigliare con l’assistenza medico infermieristica. Le RSA hanno acquisito nel tempo una valenza specifica, molto vicina all’attività riabilitativa, che completa la fase in ambiente ospedaliero. Per questo, la RSA rappresenta un’alternativa valida alla gestione domiciliare. Anche perché nell’anziano il ripristino dell’autonomia richiede tempi lunghi, con alternati stati di recupero e di regressione, e un approccio multidisciplinare”.

Cosa significa approccio multidisciplinare nella presa in carico di un anziano?

“La valutazione multidisciplinare all’inizio del periodo di riabilitazione deve stabilire gli obiettivi raggiungibili dal paziente e le attività necessarie per raggiungere questi obiettivi. Deve comprendere un’attività a 360 gradi per aiutare il recupero dell’autonomia e restituire alla persona una qualità di vita individuale, famigliare e sociale”.

Chi fa parte del Team?

"Il Team prevede la presenza di un Fisiatra, ruolo fondamentale per la sua specifica connotazione medica, coadiuvato dal Fisioterapista, la figura professionale che si occupa della riabilitazione motoria. Poi il Logopedista, per le problematiche di disartria, difficoltà di articolare la parola, o disfagia, l’incapacità di deglutire. Infine, lo Psicologo per la gestione dell’umore e di eventuali stati depressivi che possono influenzare negativamente il recupero dell’autonomia del soggetto."