La SIGOT premia KOS per il miglior contributo scientifico al Congresso Nazionale 2023

Sulla rivista Geriatric Care, verranno pubblicati tre studi condotti dai Medici di Anni Azzurri

10 novembre 2023
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La SIGOT premia KOS per il miglior contributo scientifico al Congresso Nazionale 2023 La SIGOT premia KOS per il miglior contributo scientifico al Congresso Nazionale 2023

Cartella Clinica Elettronica, disturbi del comportamento nella demenza, bisogni assistenziali degli anziani post dimissione. Questi i temi, in sintesi, degli abstract presentati dai Medici di Anni Azzurri KOS al 37° Congresso Nazionale SIGOT (Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio) e approvati come contributi scientifici idonei alla pubblicazione sulla rivista Geriatric Care.

Uno di questi tre studi, in particolare (Returning to the community from long-term care facilities: a descriptive analysis of discharged patients' characteristics and needs” -Autori: Chiara Carla Monti; Pier Francesco Laurenzi; Lavinia Toussan), ha ricevuto anche il premio SIGOT come miglior contributo scientifico all’evento.

Cosa serve all’anziano dopo che esce da un lungo periodo di degenza? Quali servizi di assistenza deve trovare sul territorio e a domicilio?

Queste le domande alle quali ha cercato di rispondere lo studio presentato dai Medici di Anni Azzurri KOS e premiato dalla SIGOT. 

La ricerca ha analizzato con metodo scientifico le caratteristiche dei pazienti dimessi dalle Strutture verso il domicilio con lo scopo di individuare i loro bisogni dal punto di vista sanitario ed assistenziale, una volta tornati nei territori di appartenenza. I dati raccolti sono risultati di interesse, sia per gli operatori sanitari, sia per le Istituzioni che devono organizzare i servizi territoriali, per inquadrare le necessità pratiche che emergono in questa delicata fase di transizione.

Il campione esaminato comprendeva 212 donne e 93 uomini con un’età media di 82 anni; la degenza media in Struttura dei soggetti esaminati è stata di 66 giorni, l’80% della popolazione in studio aveva trascorso meno di 90 giorni di ricovero al momento della dimissione. In circa un terzo dei casi erano presenti condizioni neuropsichiatriche, inclusa la demenza.

Dai risultati, è emerso che solo l’11,5% era in grado di camminare senza ausili e assistenza, circa il 30% erano in carrozzina e circa il 60% avevano bisogno di assistenza per camminare. Nel complesso, l’indagine ha rilevato un’ampia gamma di esigenze variamente associate tra loro, come ad esempio: gestione dell’incontinenza; esami ematici di follow-up; supervisione per l'assunzione di farmaci; monitoraggio quotidiano di glicemia e pressione arteriosa; ossigenoterapia; gestione di catetere urinario; bisogni legati a dolore cronico, alla disfagia, alla gestione di ferite chirurgiche e stomie.

Gli altri due abstract presentati alla SIGOT che verranno pubblicati sulla rivista Geriatric Care sono:

1) Use of non-pharmacological therapy in patients with behavioral disorders (Autori: Toussan Lavinia, Fiorentino Chiara, Ciurescu Angelica, Andreotti Diego, Bachetti Erika, Brescacin Valentina, Caporale Giulia, Chiapponi Elisa, Della Ceca Claudia, Lubrani Sara, Sgroi Serena, Monti Chiara)

L’abstract, prodotto sulla base dell'attività svolta alla Residenza Anni Azzurri Parco di Veio (Roma), ha voluto dimostrare l’effetto benefico dell’utilizzo delle terapie non farmacologiche nei pazienti affetti da demenza con disturbi comportamentali e l’impatto positivo sulla la loro qualità di vita dal punto di vista affettivo e cognitivo.

Sono stati osservati 15 ospiti residenti nella RSA, con diagnosi di demenza e con un’età media di 87 anni, sottoposti due volte a settimana per 2 mesi a terapia non farmacologica, in particolare: la doll-therapy e la stimolazione sensoriale con rumori bianchi.

Dopo due mesi, il confronto tra il risultato iniziale e finale del test NPI (Neuropsychiatric Inventory) è risultato statisticamente significativo (p< 0,05).

Nonostante la casistica limitata e il tempo di osservazione ancora breve in cui è stato ripetuto l’NPI, lo studio ha concluso che “la netta riduzione dei disturbi comportamentali nei pazienti che hanno seguito le attività fa intuire che bisogna investire su questo tipo di intervento: il personale e i care-givers devono essere formati su queste tecniche riabilitative e la presa in carico del paziente con demenza in RSA deve prevedere i trattamenti non farmacologici personalizzati”.

2) Staff expectations towards electronic health records: a survey among healthcare workers in italian nursing homes. (Autori: Chiara Carla Monti; Pier Francesco Laurenzi; Lavinia Toussan)

L’obiettivo dello studio era analizzare l’impatto dell’introduzione della Cartella Clinica Elettronica nelle RSA, tenendo conto sia delle aspettative, sia delle resistenze del personale sanitario verso il nuovo strumento. È stato coinvolto, infatti, un campione di Residenze abituate a lavorare con cartelle cliniche cartacee. Un questionario strutturato online, autosomministrato, comprendente domande a scelta multipla e a risposta aperta è stato inviato agli operatori sanitari. La survey ha indagato le precedenti esperienze, aspettative e resistenze nei confronti delle funzionalità del software di cartella clinica elettronica e il loro potenziale impatto sui flussi di lavoro.

Le risposte raccolte sono state 354; la maggior parte dei rispondenti (79,7%) non aveva mai utilizzato una cartella clinica elettronica. Non si sono osservate differenze significative nella distribuzione delle risposte tra gruppi di età mentre il ruolo professionale era correlato ad aspettative positive o negative.

I risultati forniscono informazioni su come la futura implementazione del software di cartella clinica elettronica viene percepita dagli operatori di un settore sanitario poco studiato. Particolarmente interessanti sono le aspettative positive nei confronti della cartella clinica elettronica: gli intervistati ritengono che i software di cartella clinica elettronica migliorerebbero l'efficienza dei processi lavorativi, semplificherebbero l'accesso alle informazioni e migliorerebbero la comunicazione sia con i colleghi interni che con quelli esterni. Gli operatori reputano inoltre che il software di cartella clinica elettronica possa migliorare la sicurezza e la protezione degli operatori.

Considerando che, come documentato in letteratura, uno degli ostacoli maggiori alla trasformazione digitale è la diffidenza degli utenti e la resistenza all’uso di nuovi software, i risultati positivi dello studio, possono aiutare ad implementare in futuro nuove strategie per agevolare l’integrazione informatica sanitaria.

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